Resoconto immersione al Bus della Spia 08/02/2020 – Gianni Donini

Erano ormai anni che con Andrea Calliari si fantasticava sulle profondità sommerse alla grotta della Spia e finalmente dopo un perido di preparazione riusciamo a realizzare l’impresa.

Il bus della spia è una grotta di origine carsica il cui ingresso si apre nel comune di Sporminore, è caratterizzata da un primo tratto aereo di circa quattrocento metri ed un secondo sommerso esplorato per seicento. Il nostro obiettivo è principalmente quello di iniziare a conoscere la morfologia e le caratteristiche della parte sommersa. Dalla descrizione del tratto sommerso di Mauro Bombardelli, uno dei primi esploratori del sifone, si intuiscono le dimensioni piuttosto ridotte e la tendenza alla riduzione della visibilità dovuta alla sospensione del limo.

Dopo un paio di uscite in grotte sommerse al fine preparatorio con Andrea decidiamo per l’otto di febbraio. È il periodo perfetto, non ci son state precipitazioni negli ultimi due mesi e in quota fa abbastanza freddo da non sciogliere la neve. Inizio a scrivere ad un po’ di amici speleologi per chiedere supporto al trasporto bombole ed attrezzature al sifone perche per raggiungere l’acqua bisogna affrontare un percorso suborrizzontale costituito da strettoie e piccole arrampicatine. Grazie al supporto di una decina di amici speleologi raggiungiamo in un ora di passamano il fatidico sifone fluttuante della Spia.

Il lago-sifone della Spia presenta una caratteristica unica in Europa, il livello interno sale e scende ad intervalli regolari per circa dieci metri di dislivello allagando i cinquanta metri di galleria che precedono il sifone. Questo potrebbe essere un problema all’immersione per via dei tempi di decompressione che si allungano considerevolmente. Consci di queste particolarità e preparati da ore in grotta in allenamento ci tuffiamo in questa nuova avventura. Entriamo in acqua con il livello basso e sperando resti cosi ci inoltriamo nella prima galleria. Pensavo di trovarmi in un ambiente stretto invece la galleria è più ampia di quel che pensavo e la visibilità buona. Percorriamo i primi cinquanta metri e ci troviamo in un largo ambiente a una decina di metri di profondità, li la galleria risale tra i massi di frana per arrivare a cinque metri. Siamo nella sala del trivio, da li partono tre sagole, decidiamo di seguire quella piu grossa del ramo principale. Lentamente percorriamo la galleria in discesa fino a trovarci a una profondità di venticinque metri, davanti a me una strettoia mi blocca la strada. Andrea mi supera agevolmente e si inotra nel pertugio, in quel momento la visibilità si riduce a venti centimetri e gli faccio cenno che lo aspetterò lì. Ho atteso diciotto minuti alla strettoia poi Andrea è tornato ed insieme siamo usciti dal sifone ad una visibilità non superiore ai trenta centimetri.

Dall’esperienza si evince chiaramente la tendenza dell’acqua a sporcarsi dovuta alle bolle che escono durante l’espirazione, queste risalgono sul soffitto e staccano pezzi di limo e sedimenti riducendo sensibilmente la visibilità. Per fortuna gli esploratori prima di noi hanno posizionato in maniera perfetta una grossa sagola, indispensabile per affrontare il rientro. Vorrei segnalare la presenza di una grossa lesione sulla sagola nei primi venti metri di galleria dovuta allo strofinamento col soffitto, lesione che dovrà essere riparata dai futuri esploratori.

È stata un esperienza personale di grande soddisfazione, abbiamo realizzato cio che volevamo, avere un primo approccio con questo nuovo e famoso sifone. È imperativo e dovuto il ringraziamento a tutti gli amici che si sono prodigati nel trasporto dei dodici pesanti sacchi senza cui tutto questo non sarebbe stato possibile. Vorrei anche ringraziare due grandi speleosubacquei Mauro Bombardelli e Thomas Hofer per aver posizionato la sagola guida ed esplorato questo bel sifone.