2021: ancora un anno di Covid, distanziamento, chiusure, aperture, vaccini, ecc… Ahinoi ci stiamo trascinando ancora questo pesante fardello…
Per la speleologia il 2021 è sinonimo dell’anno internazionale delle grotte e carsismo (International Year of Caves and Karst); nel nostro piccolo abbiamo voluto contribuire portando fuori dagli ipogei le nostre scoperte, le esperienze, le storie, le ricerche scientifiche e tanto altro.
“Se la gente non va in grotta portiamo le grotte alla gente!” Ecco finalmente che durante il mese di novembre si concretizzano 2 anni di organizzazione con l’inaugurazione del 17° convegno regionale di speleologia in Trentino – Alto Adige, nella magnifica ed illustre cornice del Muse, dal titolo: “L’acqua che berremo” elemento importante, fondamentale per la vita di tutti noi, non solo quella degli speleologi.
L’evento è suddiviso su 3 weekend ricchi di appuntamenti, a partire dal 5 novembre con la serata d’apertura dedicata a Gino Tomasi, il 6 l’inaugurazione di una mostra composta di 3 installazioni: “Antonio Iviani Ivancich fotografo e speleologo di inizio ‘900”, “Gocciolando racconto” una serie di macro fotografie di gocce d’acqua in grotta e “la storia della speleologia in Trentino” esposte a palazzo de Maffei presso il comune di Lavis.
Il 12 e 13 invece vengono proposte due serate divulgative per parlare dei nostri giganti bianchi, i ghiacciai, e dell’antropocene, l’era geologica in cui i comportamenti dell’uomo agiscono sui processi planetari come il clima. Il tutto ci porta al cuore del convegno il 19-20-21 novembre. Si sono toccati temi inerenti all’acqua, clima e ambiente assieme a ricercatori, studiosi, esperti di montagna, docenti universitari, ecc..
Ciò che ne è emerso è che in un mondo sempre più in mano all’avidità, all’egoismo e al consumismo, è indispensabile fare un passo indietro ragionando su ciò che il docente di fisica ci diceva parlando delle leggi nella dinamica: “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Quindi diventa fondamentale ragionare sulle nostre scelte, affinché siano più consapevoli degli impatti che hanno sull’ambiente; anche nel nostro piccolo, ognuno di noi può fare qualcosa.
In questo nostro evento dal tema profondo, come le “nostre” grotte (L’acqua che berremo), abbiamo voluto impegnarci consapevolmente evitando plastiche e utilizzando materiali riciclati. Per esempio, come dono ai vari relatori sono state realizzate delle sacche speleo (per portare i vari strumenti in grotta) riciclando gli striscioni del convegno precedente; l’acqua è stata servita ai relatori e durante i pranzi nelle nostre borracce, evitando così di produrre plastica e ancora i badge fatti con legno e cordini riciclati. Piccoli accorgimenti che su larga scala cambiano le cose.
Questo si è tradotto in soli 30kg di rifiuti prodotti durante il convegno, gli eventi di contorno e la mostra. La composizione è stata la seguente: 57% umido (principalmente piatti e posate compostabili per limitazioni logistiche), 27% plastica e 17% indifferenziato.
Continuando con i numeri, nel corso dei 7 eventi del convegno si è raggiunto un numero di quasi 350 partecipanti, mentre i visitatori della mostra sono stati più di 700, grazie anche ai percorsi didattici che abbiamo effettuato con le scuole.
Il convegno non sarebbe nulla senza tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno dato una mano, chi organizzando, chi facendo bollire telefoni a forza di chiamate, chi ha trasportato il materiale; insomma bravi tutti voi che avete messo a disposizione il vostro tempo per realizzare un evento di questa portata. 71 volte grazie a tutti i volontari che ci hanno aiutato donando il loro tempo.
Chiaramente il convegno non sarebbe stato possibile nemmeno senza le ricerche e gli studi presentati. Gli interventi si sono diversificati; non si è parlato solamente di esplorazioni, ma si sono raccontati anche gli aspetti scientifici per i quali le grotte possono essere laboratorio, fortificando ancor più la sinergia tra scienziati e speleologi.
Ad esempio è stato presentato uno studio che ha coinvolto speleologi, paleontologi e geologi, che hanno rilevato nelle concrezioni di grotte poste in differenti parti del il mondo tracce delle radiazioni emesse durante i test nucleari nel Pacifico; in ambito locale, un altro intervento ha illustrato l’evoluzione (in negativo purtroppo) dei ghiacciai ipogei sulle dolomiti di Brenta.
E’ stato un convegno a 360 gradi che ha visto intervenire 27 relatori (durante la giornate clou del 20 e 21 Novembre 2021) appartenenti ai gruppi speleo locali e non, oltre ad ospiti nazionali ed internazionali (anche dalla Nuova Zelanda).
Le nostre attività durante questo 2021 si sono svolte in modo frammentato, a piccoli gruppi, evitando grandi spedizioni.
Prima del termine dell’inverno siamo tornati sul ghiacciaio dell’Adamello, rilevando qualche
centinaio di metri di nuove grotte endoglaciali di contatto, intrufolandoci là dove l’acqua scava tra la volta del ghiacciaio e il pavimento di roccia granitica. Grotte e forme sempre nuove per via del muoversi della lingua di ghiaccio sempre più a valle. Chissà se i nostri figli (o i figli dei nostri figli) avranno il privilegio di poter osservare ancora questi ambienti oramai in via d’estinzione.
Sono state eseguite ricerche nella zona del Lasteri, a noi tanto cara; i nostri geologi hanno voluto mettere in correlazione le faglie con la presenza di grotte e inghiottitoi per poterle conoscere meglio e ipotizzare possibile nuovi sviluppi.
Altree esplorazioni si sono svolte in differenti zone: Gazza, Paganella, lago di Terlago, ecc. Forse quelle più importanti sono state fatte nei pressi di cima Vagliana. Con la scusa di dover finire il placchettamento (posizionare delle plachette metalliche ad ingresso grotta e registrare rilievo e coordinate geografiche al fine di arricchire il catasto regionale) sono state visitate una decina di cavità. Data la lontananza della zona, si è preferito effettuare un campo di 2 giorni, dormendo in un bivacco di fortuna realizzato sul momento.
Sfortunatamente per noi, molte di queste grotte si sono rilevate dei buchi nell’acqua, o meglio dei buchi nella roccia molto interessanti ma tappati sul fondo da detriti. Comunque la ricerca continua!
Durante il 2021 abbiamo provato a portare il buio delle grotte al grande pubblico, attraverso la realizzazione di un documentario (autoprodotto) per raccontare il percorso nascosto dell’acqua, quello che avviene dentro le montagne. Abbiamo viaggiato in lungo e largo, sopra e sotto il parco naturale delle dolomiti di Brenta (ma non solo), raccogliendo scorci tra le montagne, nuvole che danzano, stelle che si muovono, senza dimenticare le grotte e ambienti ipogei; abbiamo potuto ammirare i ghiacciai nascosti dentro la montagna, quelli che hanno migliaia di anni e che a causa del riscaldamento globale stiamo perdendo. “La via dell’acqua” è stato presentato il 20 novembre al convegno, chissà se, dopo le dovute modifiche e aggiunte, riusciremo a presentarlo a qualche film festival importante per dare voce agli speleologi che silenziosamente si muovono sotto i nostri piedi.
Non sono mancati sicuramente i momenti goliardici, in cui il gruppo ha potuto brindare in compagnia (Covid permettendo), quelli formativi, con palestre per insegnare l’arte di muoversi su corda ai novizi, oltre alle manovre da effettuare in casi d’emergenza.
Come al solito l’impegno per la divulgazione ai giovani è stato tanto: 20 classi delle scuole elementari e medie hanno visitato la mostra realizzata a palazzo de Maffei guidati dai nostri volontari, mentre gli accompagnamenti in grotta sono stati 6. Perché per noi è indispensabile formare gli speleologi di domani, coloro che in futuro racconteranno a noi nuove storie.
Insomma un 2021 ricco di attività che ha visto un susseguirsi di eventi. Chiaramente non è oro tutto ciò che luccica: la realizzazione di tutto ciò ha richiesto un impegno immane, con sempre l’ombra dell’incertezza dovuta al Covid dietro di noi. Coordinare diverse persone al fine di realizzare progetti così importanti non è da poco, ognuno ha la propria idea che talvolta non è a favore del gruppo. Ci vuole mediazione e tempo, tanto tempo, tanto che non ne rimane molto per dedicarsi ad altro; manco la speleologia fosse diventata un lavoro.
Un’altra nota amara è senza dubbio l’assenza al convegno da parte di coloro che prendono le decisioni: politici, politicanti e affini, nonostante i numerosi inviti, hanno preferito mancare. Come biasimarli, il cambiamento climatico al quale stiamo assistendo e di cui abbiamo parlato in lungo e largo comporta prendere delle scelte che non piaceranno a tutti i cittadini, quindi si rischia di perdere voti. O forse “l’acqua che berremo” probabilmente non sarà un problema di questa legislatura, nemmeno della prossima… se ne occuperanno quelli che arriveranno poi (sperando che siano consapevoli e furbi)!
L’acqua, il clima, il nostro pianeta, sono tematiche molto importanti; ci troviamo in una situazione di incertezza in cui l’uomo si diverte a schiacciare bottoni a caso, aprire e chiudere manovelle in una sala di controllo globale; indifferente alle possibili conseguenze. Eppure è sotto gli occhi di tutti: innalzamento delle temperature medie, scioglimento dei ghiacciai, eventi atmosferici sempre più intensi e catastrofici.
Il tempo rimasto è molto poco, quasi nullo, le cose forse stanno lentamente cambiando, trainate da coloro che vivranno in prima persona questi eventi, i giovani. Motivo per cui dovremo ascoltare la loro voce e aiutarli per andare nella direzione corretta.
Purtroppo durante questo periodo di divulgazione, incontro e festa ci hanno lasciati due importanti speleologi, considerati tra coloro che hanno posto le basi dell’attuale speleologia. Nella sciagura della perdita gli abbiamo ricordati parlando di ciò che a loro piaceva.. Ciao Paolo, ciao Nicola.