GROTTA: GROTTA DI COLLALTO N° 446 V. T.
LUOGO: VAL D’AMBIEZ
DATA: 24-03-2023
PARTECIPANTI: MICHELE RAVANELLI, MICHELE BARONTINI, FRANCESCO MINI
DATA: 25-03-2023
PARTECIPANTI: MICHELE RAVANELLI, MICHELE BARONTINI, ALEKSANDAR PAVLOVIC
“È interessante sapere qual è la temperatura di una grotta ad una certa quota, ma ancora più interessante è sapere come essa varia con la quota. Perciò All’inizio ci accontenteremo di sapere quale sia la temperatura in un certo punto, Poi sarà bene dare un’insieme di misure intervallate di 30-50 metri di dislivello, non di più. l’andamento della curva temperatura – quota ci permetterà di sapere se in quella diramazione domini l’acqua o l’aria e se, soprattutto, ci sono arrivi di altri colonne d’aria, cioè altre diramazioni. “
“Una massa d’aria umida in transito nel monte tende a variare la sua temperatura di circa 5 o 6 °C/km, ma di fatto scambia calore con le acque presenti e così la sua temperatura varia di soli circa 3 o 4 °C/km, quello che abbiamo chiamato “gradiente termico ipogeo”. Le variazioni di temperatura dentro una grotta sono dunque sempre molto piccole da un punto all’altro, e quindi le brusche variazioni sono sempre associate all’arrivo di colonne d’aria di provenienza diversa da quella che abbiamo respirato sinora. In soldoni: la temperatura può saltare solo quando intersechiamo diramazioni con correnti d’aria significative.”
Badino Govanni, Fisica del clima sotterraneo. 1995
Quindi ecco il motivo per fare due giorni di intensa attività di rilevazione delle temperature all’interno di Collalto, utilizzando un data logger posizionato nei pressi dell’ingresso e un potente termometro con la sensibilità al decimo di grado, registrando la temperatura ogni circa 50 metri dall’ingresso fino al secondo salone.
La rilevazione è stata registrata segnano a mano il dato su fogli stampati con le sezioni del rilievo ingrandito in corrispondenza del punto di rilevazione, segnando oltre alla temperatura, l’orario e quando osservabile, la direzione della corrente d’aria (c’è da dire che Michele B. si è sacrificato tenendo costantemente una sigaretta accesa in bocca per fare questa osservazione).
Il primo giorno, dando la colpa al traffico ma in realtà a causa delle poche ore di sonno (e della cena con Carletto, Damiano e Gigio la sera prima..) sono arrivato a casa di Michele B. e Francesco M. tardi, portando a mia discolpa delle sempre ottime brioches del pastina. Arrivato in casa i due Livornesi mi accolgono con caffè e flemma mediterranea (cosa che adoro) quindi dopo non poche battute e perculamenti vari si parte verso il Lunelli alle Sarche, ormai tappa fissa quando si va a Collalto, per farci fare dei panini ghiottissimi.
Arrivati al parcheggio del rifugio Dolomiti indossiamo tute e attrezzi e ci incamminiamo sul sentiero. Michele B. trova un luogo idoneo al posizionamento del data logger, che viene legato con un cordino su un ramo secco tra due alberi, posizionandolo leggermente fuori dal piccolo canale di scolo acque piovane che passa immediatamente sotto all’ingresso della grotta, la rilevazione della temperatura esterna potrebbe infatti venire falsata con le correnti di aria in discesa dall’alto attraverso questi canali.
Davanti l’ingresso della grotta l’aria soffia, una leggera corrente di aria soffia dall’interno verso l’esterno, sono le ore 10:50 (ve l’avevo detto che ci eravamo presi tardi).
Entriamo e iniziamo a rilevare da subito, con pazienza e precisione facciamo una media di 3 temperature rilevate in ogni punto, segnando poi il valore e l’ora sul rilievo cartaceo. Osserviamo che nel primo salone d’ingresso sono distribuiti 16 chirotteri appesi e dormienti, cerchiamo di non disturbarli e scendiamo velocemente nella prima parte di cunicolo verticale, passiamo agili attraverso la “buca delle lettere” e poi giù sul pozzo 64 fino al bivio.
Avevamo deciso in precedenza di concentrarci sulla parte di grotta orizzontale che va dal vortice al lago secco, procediamo quindi dando le spalle al lago del pirata e alla parte di grotta che viene intercettata dalle condotte della centrale idroelettrica per seguire l’aria verso i saloni.
La progressione è lenta e metodica, la matita scorre sulle carte annotando e disegnando numeri, direzioni, correnti d’aria..Michele B., serissimo, misura con il termometro, Francesco M. è di supporto, per lui è la prima volta in questa magnifica grotta ed è giusto che se la goda libero da strumenti o appunti, insiste comunque per portare il sacco viveri (benissimo, largo ai giovani!), quanto a me, cerco di tenere i preziosi fogli all’asciutto, puliti dal fango e di scrivere in maniera che poi, quando sarà ora di riprendere in mano il tutto e dare un’interpretazione ai dati, si riesca a capire. In questa prima punta arriviamo fino al primo salone.
Il giorno seguente c’è da dire che siamo un pò più svogliati, abbiamo ancora la stanchezza del giorno prima addosso. La progressione è comunque molto varia e complessa, per fare 100 metri capita di dover camminare in equilibrio su dei macigni di crollo, arrampicarti per superare pareti di cascate in secca e scalini degni di un gigante, camminare accovacciato sotto un soffitto irto di stalattiti che non perdonano la distrazione e ti pugnalano alla schiena, strisciare su ciottoli quando va bene o attraverso fessure di rocce concrezionate dall’acqua che hanno assunto l’aspetto di coltelli.
Mentre affronti questo magari stai portando un sacco che contiene sì cibo, liquidi e qualcosa da metterti addosso per non gelare il sedere, ma allo stesso tempo il sacco ti vuole male, si impiglia, pesa, ti sbilancia, si aggroviglia alla corda e non ti fa proseguire. Inveire contro di esso non serve a nulla perché il sacco non ha madre o padre, è sordo e impassibile alle tue sofferenze.
Fatta questa precisazione, sabato alle 7:30 sono sotto casa di Michele B., occhi stanchi ma carichi! Tappa necessaria al Lunelli per i panini, incontriamo Tito lungo la strada e ci fermiamo per un caffè al bar di S. Lorenzo in Banale.
Piccola parentesi filosofica, Michele B. fa notare che in provincia di Trento, quando chiedi un caffè al bar, poi ti viene chiesto “Liscio?”, sostenendo che per caffè si intenda un espresso ed eventuali specifiche variazioni devono essere espresse da chi chiede il caffè e non da chi te lo fa… Questo stimolo ci fa meditare sul senso della vita e sulla bellissima giornata di sole che sta andando a delinearsi. Ci guardiamo in faccia, siamo tutti e tre di aspetto piuttosto palliduccio, il sole offre vitamina D ma a noi fa schifo e con qualche dubbio sul da farsi andiamo al parcheggio, ci cambiamo e arriviamo all’ingresso della grotta.
Senza stare a perdersi troppo nei dettagli, la giornata è stata caratterizzata da ragionamenti, domande e discorsi introspettivi (in tutti i sensi). Ci siamo intestarditi in un punto alla sala della faglia, abbiamo girato in lungo e in largo il castigamatti, abbiamo fatto molte pause meditative lungo la progressione fino ai saloni e abbiamo incontrato Silvano Bertamini con altri 3 speleo di Arco (di cui non ricordo i nomi scusate) che stavano facendo un giro con molta più determinazione rispetto a noi.
Sono comunque state rilevate molte altre temperature e correnti di aria, tutto registrato su carta, molte domande non hanno risposta ancora, forse non l’avranno mai, ma il solo fatto di essersi fermati a ragionare e fare ipotesi credo sia segno di curiosità e spirito esplorativo.
Ora il buon Michele B. sta trasferendo i dati del data logger e delle rilevazioni su un foglio di lavoro per cercare di dare un senso ai dati, mentre sto scrivendo mi arrivano i suoi messaggi che chiedono conferme di interpretazione della mia scrittura, scrivo proprio male.
Michele Ravanelli